Nella celebre storia del Dr. Seuss “How the Grinch Stole Christmas”, il protagonista è dipinto come un essere verde e frustrato che odia il consumismo natalizio e si procura le proprie materie prime dalla discarica. Proprio una metafora azzeccata dell’ambientalista radicale vecchio stampo, che cova rancore per la società dei consumi e si sfoga rubando i regali di Natale ai bambini.
Per fortuna il denaro non dorme mai e nonostante la maggiore consapevolezza sui temi dell’ambiente e della sostenibilità, il rally di fine anno delle vendite al dettaglio non appare scalfito nei profitti, al netto degli emuli di Scrooge, che esistevano ancor prima dell’avvento della green economy e che sono cresciuti numericamente soprattutto per via della crisi. I motivi sono essenzialmente due:
- i consumatori più eticamente sensibili hanno cambiato le proprie abitudini di acquisto, regalando prodotti meno inquinanti o più utili e durevoli. Una gift card per acquistare musica su iTunes è meno inquinante di un CD e un buon libro è più riusabile e riciclabile di un pupazzo di Bart Simpson che si muove a ritmo di musica. Un prodotto di qualità è mediamente più affidabile e se assolve alla propria funzione per parecchio tempo, non c’è bisogno di sostituirlo;
- man mano che la green economy prende piede, i produttori sono incentivati a cambiare i propri prodotti per renderli più “eco-compatibili” ed andare incontro alle esigenze dei consumatori (it’s the market, baby!).
Siccome non stiamo parlando di fenomeni di nicchia e siccome questo blog si fregia di assistere i lettori nell’applicazione di un principio di coerenza tra intenzioni ed azioni, nella parte II si proverà ad analizzare il concetto di eco-sostenibilità per trarne qualche suggerimento prima di passare alla cassa.
Stay tuned!
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