Un paio d’anni fa mia madre, all’epoca sessantottenne, cambiò casa. Il condominio in cui andò ad abitare, circa una decina di appartamenti, aveva un amministratore che non le garbava perché a suo dire non era sufficientemente celere nell’attuare le disposizioni dell’assemblea. Nel giro di qualche settimana tra una chiacchiera nell’androne e un invito a prendere il the, fece conoscenza con tutti i condomini e li convinse a cambiare amministratore, instaurando di lì a poco quello che amministrava l’immobile dove viveva prima.
Qualche settimana fa un altro condomino del medesimo condominio, insoddisfatto della gestione dell’amministratore, scrisse un j’accuse di una pagina elencando i motivi per cui il nuovo amministratore era negligente e inadeguato. Di lì a poco si tenne l’annuale riunione condominiale, durante la quale fu chiesto se si voleva mantenere in carica l’amministratore o cambiarlo. Siccome nessuno dei presenti aveva un’alternativa da offrire o un preventivo alternativo, l’attuale amministratore fu riconfermato all’unanimità.
La protesta contro l’amministratore è la metafora del grillismo. Per ottenere un cambiamento non basta affiggere una lista di buone ragioni sul portone di una cattedrale. È necessario fare amicizie, tessere rapporti, trovare accordi di scambio (sì, scambio!) tra le priorità che interessano alle singole compagini politiche. Per questo motivo rinunciare alla diaria o presentare proposte di legge non si può considerare «fare il lavoro di parlamentare». L’idea di parlamento che rappresenta il M5S è essenzialmente aderente alla percezione televisiva: ogni capogruppo fa la propria dichiarazione di voto, poi si vota e se l’idea è buona dovrebbe passare. Non stupisce che propongano il voto da casa: se non c’è nulla da trattare, che senso ha spendere dei denari per alloggiare quasi un migliaio di parlamentari nella stessa città, gente che nemmeno si conosceva prima dell’elezione?
Purtroppo per loro (e per fortuna per noi), la democrazia non è questo. Il tanto vituperato compromesso è l’essenza della capacità degli uomini di costruire una volontà comune a partire da milioni di teste diverse. L’alternativa, se rimaniamo nella democrazia, è tenersi il vecchio amministratore.
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