L’Huffington Post ha pubblicato ieri l’ennesimo articolo sul femminicidio con le raccomandazioni di Rashida Manjoo, relatore speciale delle Nazioni Unite contro la violenza maschile. Ecco l’incipit:
Un’Italia maschilista dove il tasso della violenza contro le donne tocca il 78% e dove le vittime spesso non denunciano e, quando lo fanno, incontrano ostacoli, poco ascolto da parte delle istituzioni, minima protezione e processi lunghi. Un’Italia dove il 53% delle donne che appaiono in televisione non apre nemmeno bocca e il 46% è associata al sesso oppure a prodotti di bellezza, mentre soltanto una donna su quattro (26,5%) considera lo stupro un reato.
Già dopo il primo paragrafo la spia «bufale in agguato» inizia a lampeggiare incessantemente. Decido di risalire alle fonti per capire quali circostanze diano adito a Laura Eduati di sostenere che tre donne su quattro siano cretine patentate.
Iniziamo coi dati sulla violenza. Dice la giornalista che i dati provengono dal rapporto prodotto da Rashida Manjoo nel 2012, ma nell’articolo c’è solo un link ad un articolo di Repubblica che ne parla. Articolo nel quale non c’è traccia di link al documento originale (cari giornalisti approdati al digitale, perché non imparate a mettere un link alle fonti?). Ad ogni modo, una volta trovato il documento originale, ritrovo il pezzo da cui sono tratti i dati, a pagina 7:
Service providers indicate that, with a prevalence rate of up to 78 per cent, domestic violence is the most pervasive form of violence that continues to affect women across the country. A national survey conducted in 2006 estimated that 31.9 per cent of women between the ages of 16 and 70 face physical or sexual violence during their lifetime and that 14.3 per cent of them faced at least one episode of physical or sexual violence by their current or former partner.
Furthermore, acts of domestic violence are for the most part serious; with 34.5 per cent of women reporting being victim of serious violent incidents; 29.7 per cent of them declared it sufficiently serious; while 21.3 per cent of victims felt in danger when the violence was perpetrated. Yet only 18.2 per cent of those women considered domestic violence a crime and 36 per cent accepted it as a common occurrence. Similarly, only 26.5 percent of women considered rape or attempted rape as a crime.
Qui salta fuori il primo dato interessante. L’ultima frase sul 26,5% ha una nota che fa riferimento ad un altro documento prodotto da ISTAT nel 2006 intitolato La violenza contro le donne. Spulciando il documento scopriamo che in realtà il documento non parla dell’opinione delle donne italiane in generale, ma di un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni intervistate telefonicamente e nella statistica ISTAT valuta la tendenza a considerare reato varie forme di violenza subite dalle donne, tra cui lo stupro o tentato stupro, da parte del campione di donne che ne sono state vittime (pag. 67). Quindi su 25.000 donne, 1.003 (4,8%) dichiarano che nella propria vita sono state oggetto di stupro o tentativo di stupro e, di queste, 264 donne (26,3%) considerano che lo stupro o il tentativo di stupro subito sia un reato. Il valore sale al 43,6% (pag. 93) se si considerano solo le donne che hanno subito uno stupro o tentativo di stupro da parte di un soggetto diverso dal partner.
A parte l’errore di trascrizione della Manjoo, che a mio avviso è un indicatore di sciatteria, è possibile concludere che la giornalista attribuisce alle donne italiane l’opinione di una esigua minoranza di vittime.
Andiamo oltre: l’articolo dell’Huffington Post riporta il dato del 78% di prevalence rate della violenza domestica, ma abbiamo appena preso in esame un documento ISTAT del 2006 che ci dice a pag. 13 che il 62.2% delle vittime ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita da parte di un partner e il 58.7% delle vittime se prendiamo in esame i 12 mesi precedenti all’intervista. Quindi come si arriva al 78%? Nel testo della Manjoo c’è una nota che fa riferimento a questo documento nel quale risulta che il 78% si riferisce al numero di nuovi casi gestiti dai centri antiviolenza della ONLUS D.i.Re. Il che ci dà una misura dell’aumento di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza rispetto all’anno precedente, ma non ha nulla a che vedere con la percentuale di donne vittime di violenza domestica, che secondo il succitato rapporto ISTAT è nell’ordine del 5,4% su base annua e del 31,9% nel corso della vita.
Se trovate disturbante la quantità di fuffa evidenziata finora, ecco altra carne al fuoco: nel prosieguo dell’articolo la giornalista sostiene che:
Manjoo inviò delle tonanti raccomandazioni al nostro governo, indicando come I femminicidi fossero in sostanza colpa dello Stato visto che sette vittime di femminicidio su dieci avevano denunciato l’uomo che le avrebbe ammazzate oppure erano finite al pronto soccorso per le botte.
Cerchiamo di scoprire da dove esce questo 70%. Nel rapporto della Manjoo si cita il rapporto ombra del Committee on the Elimination of Discrimination against Women del 2011. Nella sezione “lack of official surveys on femminicide in Italy” (sic.) è presente il seguente paragrafo:
The closest linking between violence against women and femicide has been highlighted in the Anna Baldry’s researches about femicide cases in Italy in 2004, revisited in 2008 and based on justice data regarding cases brought to trial: they notice that in 70% of the cases there were precedent offences, even if not reported but resulting from declarations of relatives and neighbors.
Insomma non si parla di 7 femminicidi su 10, ma del 70% dei femminicidi del 2004 per i quali si è arrivati ad un processo e per i quali si è appurato che le vittime avevano ricevuto precedenti aggressioni, di cui una parte si conoscono solo attraverso le testimonianze postume dei vicini. Una bella differenza, che la giornalista ha occultato perché altrimenti la filippica contro il governo si sarebbe ammosciata.
Alla luce di questa eclatante combinazione di imprecisioni e malafede, il cui scopo dichiarato è giustificare l’istituzione del reato di femminicidio, vorrei chiedere ad Adriano Sofri e Loredana Lipperini: who is the fact-screwer now?
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