Oggi tra gli insegnanti è tutto un condividere l’ennesimo articolo sulla scomparsa delle materie inutili e annesso deperimento del modello educativo. Ne approfitto per contestarne l’approccio, in quanto mai come in questo caso ritengo valido il detto secondo cui ciò che non è soluzione è spesso problema.
Un po’ di tempo addietro dallo Scorfano si parlava di difficoltà di indurre gli studenti alla lettura. Io ho espresso una considerazione che vale in termini generali per tutto il fenomeno dell’apprendimento: è il desiderio che muove l’interesse. La scuola ideata come un luogo dove imparare informazioni che saranno forse utili in un tempo che verrà (che poi non viene mai, alla fine) non fornisce alcuno stimolo, se non per quelle materie di cui si percepisce un’utilità pratica, competenze spendibili. E in Italia, data la cronica distanza dell’insegnamento dalla realtà produttiva, manco quella. Quindi si riduce sempre di più ad un pezzo di carta, da ottenere il prima possibile e con meno impedimento possibile.
In questo contesto, invece di lavorare sulla causa, il desiderio (ovvero la mancanza di), gli insegnanti si rannicchiano in quel fenomeno reazionario noto come “salvare il salvabile”, con la stessa cristallizzante dedizione donchisciottesca con cui la Crusca ammonisce inutilmente gli utilizzatori del piuttosto-che disgiuntivo. Peggio, la miopia è non cogliere il fatto che il comportamento dei genitori, più interessati alla media che alla testa, è conseguenza, come lo è il rotolamento di una sfera su un piano inclinato, e non causa dello sfacelo.
Forse il problema, ha ragione Douglas Adams, è di natura generazionale: di fronte ad una cultura ed una modalità di interazione pop difficili da manipolare da parte di una generazione di insegnanti tra le più vecchie del mondo, si preferisce l’autismo dell’aoristo, indignato ma sostanzialmente ininfluente.
Ora che finalmente è morto il vostro paladino (ciao Giorgio), nel tentativo di scuotere le coscienze di quegli 1,5 lettori/mese che passano di qua, farò quindi coming out: lo show di Baricco che spiega una pagina della recherche mi ha fatto venire miliardi di volte più voglia di leggerla di qualsiasi suggerimento o non-suggerimento circa le opere imprescindibili. Le quali opere, saranno per loro natura sempre più del tempo che una persona priva di rendite ereditarie ha a disposizione, stante l’attuale aspettativa di vita e l’andamento delle funzioni cognitive.
Il mio suggerimento per non essere travolti è semplice: scendete dal cavallo del pensare da ricchi e vivere da poveri e iniziate a vendere la vostra mercanzia.
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