La settimana scorsa mi trovavo a Parigi in compagnia di una tosse fastidiosa, così ho deciso recarmi in farmacia per procurarmi un sedativo per la tosse. Era quasi ora di cena, la farmacista è stata molto gentile, sembrava più una mamma premurosa che una farmacista. Mi ha chiesto se si trattasse di tosse secca o grassa, così ho pensato di chiedere un medicinale che combinasse un sedativo e un fluidificante. Senza indugio ha preso la scatola di uno sciroppo dallo scaffale e mi ha detto di prenderne un misurino tre volte al giorno. Esco dalla farmacia con lo sciroppo in un sacchetto e lo porto a casa. Per evitare di passare la cena a tossire, ho iniziato subito la terapia: svito il tappo e tracanno un misurino.
Dopo cena apro il sacchetto e mentre sto estraendo il flacone dalla scatola, mi cade l’occhio sulla marca: Boiron. Lì per lì ho pensato anvedi, in Francia questi di Boiron non fanno solo medicinali omeopa…OH WAIT! Giro la scatola e leggo “Médicament homéopathique traditionnellement utilisé dans le traitement de la toux”. Ma porca miseria! Non sono madrelingua francese, ma sono sicuro che in nessun momento della conversazione con la farmacista sia emerso il dettaglio che non si trattasse di un vero medicinale. Secondo la lista della composizione, il prodotto contiene essenzialmente zucchero, una sequenza di composti in quantità infinitesimali, uno sciroppo ricavato da radici usato dagli indiani d’America come espettorante, in quanto irrita la mucosa, e uno sciroppo che aggiunge il classico sapore di sciroppo della tosse. Ormai era troppo tardi per tornare alla farmacia, così mio malgrado mi sono coricato.
Il problema dei placebo è che devi essere convinto che non si tratti di placebo, affinché si concretizzi l’effetto omonimo. Ecco, vi giuro, ho tentato in tutti i modi di convincermi che quella soluzione di acqua e zucchero mi avrebbe fatto dormire sonni tranquilli, ma purtroppo mi sono dovuto accontentare di un dormiveglia tra colpi di tosse e brevi lassi d’incoscienza in cui sono tuttavia riuscito a sognare lo stupro della farmacista infingarda ad opera di una gang delle banlieue.
Il mattino seguente sono tornato alla farmacia, mi ha servito un farmacista e dopo che gli ho spiegato la situazione, mi ha chiesto se desideravo un medicinale plus fort. «Come più forte? Voglio un medicinale. Punto.» Era una situazione da facepalm a due mani. In Francia vendono amabilmente questi intrugli al posto di un medicinale e al fine di ottenere l’effetto desiderato, l’effetto placebo, si guardano bene dal precisare che non si tratta di un prodotto dotato di efficacia terapeutica verificata scientificamente. Così se la malattia regredisce spontaneamente, le case produttrici di tali sciroppi acquisiscono nuovi adepti, altrimenti la farmacia può sempre vendere il medicinale vero, quello plus fort, contando sulla mancanza di informazione del consumatore.
A voi è mai capitata una storia simile in Italia? Se vi è stato offerto un prodotto omeopatico al posto di un medicinale, il farmacista ha spiegato correttamente che non si tratta di un medicinale?