Cento frecce sulla risposta sbagliata

Maggio 11th, 2013 § 2 comments

Ieri mattina ho letto un tweet di Peppe Liberti che si lamentava di «quelli che approfittano di qualunque occasione per dire che internet son loro e gli altri non capiscono niente». Ce l’aveva con Mantellini. Poi nel pomeriggio ho letto un superbo (nel senso di presuntuoso) j’accuse del medesimo autore intitolato Il metro delle prove INVALSI, nel quale ci ragguaglia sul fatto che l’esperto di didattica è lui, mentre quelli di INVALSI non capiscono niente (e cazzeggiano troppo).

Ritengo che se vogliamo elevare la discussione pubblica oltre il Bar Sport, bisognerebbe evitare di profondersi in invettive basate su illazioni e mantenere i dubbi al rango di dubbi, senza svalutarne l’utilità. La macchina del fango prende sempre un sacco di like all’inizio, ma se poi non si è attrezzati a sostenere le accuse, si fa la figura dei cretini. Siccome Peppe Liberti cretino non è, anzi è un ottimo divulgatore scientifico, la critica al suo commento non è tempo sprecato.

Il motivo del contendere è una domanda del test somministrato ai bambini della classe seconda della scuola primaria, un test che potremmo considerare col trabochetto: la domanda pone una serie di condizioni logiche ben delineate, mentre la figura può risultare fuorviante per l’intuito di un bambino di 7 anni. Peppe si scaglia contro gli autori del test, rei a suo dire di non aver posto sufficiente attenzione nella formulazione dell’illustrazione al fine di minimizzare il rischio di incomprensione.

Innanzitutto, perché Peppe si concentra proprio su questa domanda? Dice lui: «a quanto pare, da quello che sto leggendo in queste ore in giro, è che a dare la risposta giusta son stati in pochissimi». È questo il primo errore concettuale: se lo scopo di INVALSI è una rilevazione statistica, come si può fondare un argomento sul sentito dire che precede di molto la pubblicazione di risultati ufficiali? Ammesso che vi sia un’anomalia nel rapporto tra la domanda e il tipo di risultato atteso, essa dovrebbe essere desunta da indicatori statistici che tuttavia allo stato attuale non sono ancora disponibili. In realtà la situazione è ancora più drastica: la critica arriva in maniera più solerte del documento che dovrebbe chiarire quali sono i risultati attesi.

C’è poi una questione di contenuto: Peppe inserisce l’immagine fuorviante nel contesto della propria esperienza professionale nell’ambito dei libri scolastici, nei quali spesso capita che le illustrazioni risultino ambigue, ma è proprio questo accostamento a determinare il secondo errore concettuale: mentre nell’ambito dei libri di testo sarebbe deprecabile inserire immagini fuorvianti di proposito o per inettitudine, nell’ambito dei test che misurano la capacità di ragionare, è normale l’introduzione di elementi che rendano più difficile individuare la risposta corretta per intuito. Il motivo è semplice: nella vita incontriamo continuamente fenomeni il cui comportamento è controintuitivo, perciò saper ragionare senza farci trarre in inganno dalle apparenze è fondamentale.

Per dirla con Guybrush Threepwood, eroe del lateral thinking, la X sulla mappa non è sempre il punto dove scavare.

In tutta franchezza, non so se quell’immagine sia stata coniata così di proposito o se si tratti di una svista. Non lo so per il semplice motivo che non sono ancora disponibili i razionali redatti da chi ha prodotto i test. Posso fare un’ipotesi plausibile, basandomi sul fatto che i documenti tecnici dell’anno precedente citano espressamente le medesime metodologie con tanto di accurati riferimenti alla teoria e sul fatto che i test, prima di essere somministrati in via ufficiale, sono già stati provati empiricamente su un campione di riferimento piuttosto esteso. Rimane il fatto che una svista è sempre possibile. Per Peppe Liberti invece non c’è dubbio, la svista è fatto certo e la letteratura è irrilevante: è proprio questa supponenza a determinare la debolezza della sua argomentazione. Anche ammesso che la svista ci sia, desumerlo alle condizioni attuali implica basarsi su speculazioni che certo non giustificano un atteggiamento così tranchant.

INVALSI si occupa di realizzare dei test che dovrebbero misurare statisticamente la capacità di utilizzare alcuni strumenti del ragionamento da parte degli studenti italiani di determinate classi. Strumenti che, ça va sans dire, sono indispensabili per formare future generazioni di persone consapevoli. È quantomeno ironico che sia proprio INVALSI a ricevere un attacco classificabile come critica supportata da elementi concettuali insufficienti, ovvero quel genere di aberrazione del pensiero che la scuola dovrebbe contribuire ad eliminare.

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§ 2 Responses to Cento frecce sulla risposta sbagliata"

  • peppe liberti ha detto:

    Allora, metto ordine:

    1) che ce l’avessi con Mantellini può essere vero ma il tweet non fa quel nome e quindi non vedo perché dirlo qua

    2) ho scritto che a rispondere son stati pochissimi per testimoniare quello che vedevo attorno a me (forse avrei dovuto sottolinearlo, lo faccio ora) senza la pretesa di tirar conclusioni da quel fatto, l’analisi dei motivi è appunto più complessa come vedi dallo sviluppo dei commenti in ogni dove

    3) sul paragone coi libri di testo hai ragione, è improprio. Nell’ipotesi (che tale rimane e va verificata) che ci sia stata un’eccessiva approssimazione e non un’ambiguità voluta, mi pareva di poter dire che si trattava dello stesso atteggiamento che porta a trascurare l’importanza delle immagini un po’ dappertutto, nei test e nei libri, per esempio. Il fine è diverso, avrei dovuto sottolineare pure questo.

    4) io non ce l’ho con l’invalsi in generale, non sono contrario ai test e non è vero che non ho dubbi, ho sviluppato un ragionamento che si basa sulla convinzione di cui al punto 3. Può essere un pregiudizio, se è così meglio, io avrò un pregiudizio in meno e la scuola ottimi professionisti che la sorvegliano.

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